Mia nonna mi ha sempre raccontato che durante la notte del 1 Novembre, era usanza lasciare del cibo sulla tavola, affinché le anime dei morti cari, ne potessero usufruire. Leggendo l’articolo di Lucia, ho scoperto che questa tradizione appartiene anche ad altre regioni italiane, insieme ad un’ampia gastronomia tipica regionale, provinciale e comunale.
Il link seguente vi rimanda all’interessante articolo scritto dall’antropologa Lucia Galasso sulle tradizioni alimentari durante la festività di Ognissanti e dei morti, con particolare attenzione alle tradizioni gastronomiche del nostro paese. Potremmo conoscere la ricetta del grano dei morti salentina, a base di grano cotto, melagrana e noci, oppure scoprire il motivo per il quale le “quarticedde” baresi sono pagnotte di pane imbottite da sapori forti come alici, formaggio forte, pepe e peperoncino. I cibi dei morti sono anche cibi dolci e biscotti, per far esorcizzare la paura della morte anche ai bambini. Via libera allora a biscotti di mandorle siciliani a forma di ossa o “u pupu ri zuccaru“, pupazzo di zucchero da mostrare dentro “u canistru” sulla tavola da pranzo il giorno dei morti. Quando si parla di cesti, non si può non citare quello di frutta martorana. Conoscete la leggenda delle monache del convento di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo?