Oggi la comunità cristiana celebra la festa di Ognissanti, mentre domani ci sarà la revocazione dei morti. Entrambe le festività rimandano ad antiche tradizioni ed usi popolari, con i quali i popoli nei secoli e in luoghi lontani tra loro, sono stati accomunati dal bisogno di mantenere un legame tra il mondo dei morti e quello dei vivi, con l’illusione di poter per un attimo superare il mistero della morte. Che ci piaccia o no aver importato la festa anglosassone di Halloween e i suoi aspetti più propriamente consumistici, forse non sappiamo che il 1 e il 2 Novembre in passato “…combaciavano con il capodanno celtico, in Irlanda si chiamava Samain ed era preceduto dalla notte conosciuta ancora oggi in Scozia come Nos Galan-gaeaf, notte delle calende d’inverno, durante la quale i morti entravano in comunione con i vivi in un generale rimescolamento cosmico…’
Questo a dimostrazione che il celebrare la morte di tutti i santi e la revocazione dei morti, ha origini antichissime e da sempre tali riti sono stati legati a tradizioni e costumi alimentari, perché anche i morti hanno bisogno del loro cibo:  “Come ogni cibo della festa, quello dedicato ai defunti si doveva necessariamente preparare, regalare, consumare in questa circostanza, secondo precise modalità“. E’ fantastico come in nessun momento storico l’uomo sia stato impassibile al culto dei morti, in un dualismo di paura e fascino.
Mia nonna mi ha sempre raccontato che durante la notte del 1 Novembre, era usanza lasciare del cibo sulla tavola, affinché le anime dei morti cari, ne potessero usufruire. Leggendo l’articolo di Lucia, ho scoperto che questa tradizione appartiene anche ad altre regioni italiane, insieme ad un’ampia gastronomia tipica regionale, provinciale e comunale.
Il link seguente vi rimanda all’interessante articolo scritto dall’antropologa Lucia Galasso sulle tradizioni alimentari durante la festività di Ognissanti e dei morti, con particolare attenzione alle tradizioni gastronomiche del nostro paese. Potremmo conoscere la ricetta del grano dei morti salentina, a base di grano cotto, melagrana e noci, oppure scoprire il motivo per il quale le “quarticedde” baresi sono pagnotte di pane imbottite da sapori forti come alici, formaggio forte, pepe e peperoncino. I cibi dei morti sono anche cibi dolci e biscotti, per far esorcizzare la paura della morte anche ai bambini. Via libera allora a biscotti di mandorle siciliani a forma di ossa o “u pupu ri zuccaru“, pupazzo di zucchero da mostrare dentro “u canistru” sulla tavola da pranzo il giorno dei morti. Quando si parla di cesti, non si può non citare quello di frutta martorana. Conoscete la leggenda delle monache del convento di Santa Maria dell’Ammiraglio di Palermo?
Buona lettura e Buon Ognissanti!