Le diete chetogeniche sono utilizzate in medicina da quasi un secolo per trattare l’epilessia farmacoresistente, ma solo negli ultimi anni stanno iniziano a vedere applicazioni nel campo delle malattie metaboliche (diabete di tipo 2, insulino-resistenza, deficit GLUT-1), cardiovascolari, neurologiche (emicranie, malattie neurogenerative) e oncologiche, dove potrebbero coadiuvare le terapie standard antitumorali. Nelle diete chetogeniche, così come nel digiuno, la fonte di carburante del corpo si sposta dai carboidrati ai grassi, con effetto di riduzione della glicemia e dell’insulina e di un aumento dei corpi chetonici (da qui il nome di dieta chetogenica), molecole sottoprodotto del metabolismo dei grassi. Per approfondire meglio la comprensione di cosa sia la dieta chetogenica, le controindicazioni e le possibili applicazioni, leggete il mio articolo. Il principio su cui si basa l’applicabilità di tale modello dietetico in oncologia è caratterizzato dal fatto che le diete a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto di grassi presentano uno svantaggio metabolico per le cellule tumorali, a causa della loro dipendenza dalla glicolisi aerobica per l’acquisizione di energia, e a differenza delle cellule normali, la maggior parte dei tipi di cellule tumorali non sarebbero in grado di metabolizzare i corpi chetonici per trarre energia. Pertanto nelle diete chetogeniche si sfrutta l’effetto Warburg per far “morire di fame” le cellule tumorali private di glucosio, dell’insulina e quindi dei fattori di crescita necessarie per la proliferazione.

Nonostante le crescenti evidenze dei possibili benefici antitumorali delle diete chetogeniche, esiste ancora una certa riluttanza nella prescrizione di questo regime dietetico nei malati di cancro: le preoccupazioni maggiori riguardano la percezione della natura restrittiva delle dieta chetogenica e del possibile peggioramento della qualità di vita in pazienti che già stanno affrontando un notevole stress fisico ed emotivo. La letteratura che esamina le diete chetogeniche nei pazienti oncologici è ancora scarsa e sono pochi gli studi che hanno investigato i suoi possibili effetti sullo stato mentale e fisico, evidenziando la necessità in questo campo di ulteriori indagini più ampie. Le diete chetogeniche determinano diversi cambiamenti metabolici che possono causare stress alle cellule tumorali. Tuttavia le prove cliniche che esaminano i loro effetti antitumorali sono limitate, e ancora meno studi in questo campo hanno analizzato i cambiamenti nella qualità della vita, sulla fame e sul desiderio di cibo. Recenti studi clinici hanno avanzato l’ipotesi che una dieta chetogenica potrebbe migliorare le funzioni mentali e fisiche, ridurre la fame e la voglia compulsiva di cibo (nota con il termine di “craving” alimentare) in donne con carcinoma ovarico o endometriale, facilitando la perdita di tessuto adiposo viscerale e stabilizzando i valori insulinemici.

LA FATICA COME EFFETTO COLLATERALE DELLE TERAPIE ANTITUMORALI

In corso di terapia antitumorale sono note diverse alterazioni del funzionamento fisico e mentale dei pazienti: la più comune ad esempio è la fatica o Cancer Related Fatigue (CRF). La prevalenza stimata di CRF varia dal 25% al 99% in pazienti sottoposti a trattamento, e fino al 30% dei pazienti continua a riferire di essersi sentiti per anni affaticati dopo il trattamento della malattia. Questo effetto collaterale non è assente nei tumori ginecologici: nel carcinoma ovarico il 93% delle donne ha manifestato il sintomo di affaticamento prima e durante i trattamenti, inoltre, una percentuale considerevole di pazienti oncologici che riferisce la CRF da moderata a grave intensità va dal 29% dei sopravvissuti fino al 45% dei pazienti in corso di trattamenti. Gli interventi per gestire la CRF includono strategie psicosociali, esercizio fisico, yoga, agopuntura, massaggi, nonché opzioni farmacologiche come psicostimolanti e antidepressivi. Tuttavia, nonostante la prevalenza, la gravità e la potenziale durata della CRF, quasi nessuna ricerca si è concentrata sugli interventi dietetici come possibile mezzo per migliorare la fatica. Sebbene le prove disponibili siano limitate, le diete chetogeniche in studi precedenti hanno dato miglioramenti sul benessere fisico e mentale. Un piccolo studio su pazienti con cancro avanzato ha mostrato che l’insonnia e le funzioni emotive sono migliorati nel corso di un intervento di dieta chetogenica di tre mesi e alcuni casi clinici mostrano anche una migliore funzione cognitiva. Per quanto riguarda la fatica, una dieta a basso indice glicemico (non chetogenica) è stata associata a un affaticamento significativamente più basso rispetto a una dieta ad alto carico glicemico, in adulti sovrappeso e obesi. Ricerche precedenti indicano anche che le diete a basso contenuto di carboidrati non aumentano la fame, come molti presumono, ma piuttosto la riducono, così come la voglia di cibo dolce e amidaceo.

LO STUDIO CLINICO SU DONNE CON TUMORE OVARICO O ENDOMETRIALE

In un recente studio clinico si sono confrontati gli effetti di una dieta chetogenica e di una dieta a basso contenuto di grassi, dieta dell’American Cancer Society (ACS), sullo stato di salute fisico e mentale, sulla fame e sulla sazietà e sul desiderio di cibo in donne con carcinoma ovarico o endometriale, con l’ipotesi che, relativamente all’ACS, la dieta chetogenica migliorerebbe le funzioni mentali e fisiche, inclusi i livelli di energia, ridurrebbe la fame e diminuirebbe il craving alimentare. Lo studio clinico in questione è registrato su ClinicalTrials.gov NCT03171506. Da ottobre 2015 a aprile 2017, dalla clinica di ginecologia oncologica dell’Università di Alabama a Birmingham (UAB), sono state reclutate donne con diagnosi di carcinoma ovarico o endometriale. I criteri di ammissione erano di un indice di massa corporea superiore a 18,5 kg / m2, età superiore ai 19 anni, nessuna condizione medica che potesse influire sul peso corporeo (diversa dal cancro e dai suoi trattamenti associati), e l’intenzione di non tentare di modificare la dieta. Le donne con diabete di tipo 2 erano eleggibili a partecipare con ulteriore supervisione medica da parte del medico dello studio. Sono state arruolate 73 donne e 45 hanno completato lo studio durato 12 settimane. Le pazienti sono state suddivise in due gruppi, uno che seguiva la dieta ACS e l’altro che seguiva una dieta chetogenica. Le partecipanti del primo gruppo sono state incoraggiate ad aumentare l’assunzione di frutta ricca di fibre, verdure, cereali integrali, carni magre e piccole quantità di grassi salutari. La dieta chetogenica invece consisteva in circa il 5% di energia da carboidrati (20 g / giorno), 25% da proteine (100 g / giorno) e 70% da grassi (125 g / die). L’immagine sottostante riassume lo schema dietetico dei due gruppi. Nessuno dei due gruppi ha ricevuto indicazioni di modificare l’apporto energetico totale.

BENEFICI DELLA DIETA CHETOGENICA NEL TUMORE OVARICO O ENDOMETRIALE

I risultati dello studio in questione indicano che rispetto alla dieta ACS la dieta chetogenica ha migliorato lo stato funzionale fisico percepito soprattutto in termini di energia. Anche le pazienti del gruppo della dieta chetogenica che non ricevevano chemioterapia hanno riferito più energia dopo 12 settimane. È stato ipotizzato che questo effetto energizzante della dieta chetogenica possa essere correlato all’aumento dei corpi chetonici, sebbene non siano state trovate associazioni significativa tra i livelli nel siero del BHB e il livello di energia. Precedenti studi hanno indicato che la diminuzione della funzione fisica coincide con l’aumento della mortalità e della morbilità nei sopravvissuti al cancro, pertanto indagini future potrebbero esaminare se tale dieta potrebbe avere effetti positivi sulla riduzione di entrambi i parametri.

Rispetto alla dieta ACS, la dieta chetogenica ha ridotto la voglia di cibi ricchi di amido e di grassi. Per i parametri di fame percepita, soddisfazione, sensazione di pienezza o potenziale consumo di cibo, non ci sono state differenze significative tra i due gruppi di dieta. Dopo 12 settimane di intervento dietetico, c’erano invece differenze significative tra i due gruppi relativamente alla voglia di cibi ricchi di amido e di grassi come quelli dei fast food; inoltre all’interno del gruppo della dieta chetogenica si è dimostrata una riduzione del desiderio di cibi amidacei, di dolci, di grassi alimentari e a 12 settimane l’appetito generale è risultato diminuito. Tali risultati sono simili a quelli di una precedente sperimentazione clinica nella quale ad obesi adulti è stata assegnata una dieta a basso contenuto di carboidrati o a basso contenuto di grassi. Quelli nel gruppo a basso contenuto di carboidrati hanno mostrato una diminuzione significativamente maggiore della voglia di cibi amidacei, dolci e grassi da fast food in confronto con il gruppo a basso contenuto di grassi, mentre il gruppo a basso contenuto di grassi ha riportato diminuzione nel desiderio di cibi ad alto contenuto di grassi.

La possibilità che una dieta chetogenica possa ridurre il craving di alcune categorie di cibi come dolci o grassi, aggiunge un ulteriore vantaggio metabolico a quello tipico di tale modello dietetico: una modifica del comportamento alimentare nelle donne in questione, può contrastare da una parte l’aumento di peso, dall’altra favorire il dimagrimento inteso come perdita di massa grassa. Nello stesso studio clinico si dimostra infatti come le donne con carcinoma ovarico o endometriale che hanno seguito il modello di dieta chetogenico, abbiano mostrato una perdita selettiva della massa grassa e una conservazione della massa magra. La massa grassa viscerale e l’insulina a digiuno si sono ridotte, forse a causa della maggiore sensibilità all’insulina. Il β-idrossibutirrato sierico elevato può riflettere un ambiente metabolico inospitale per la proliferazione del cancro e il suo valore correla in modo inverso con la concentrazione del fattore di crescita IGF-1.

CONCLUSIONI

I risultati di questo studio ci suggeriscono che una dieta chetogenica può essere fattibile nei malati di cancro (dopo ovviamente opportuna ed adeguata valutazione medico-nutrizionale) e può fornire numerosi benefici tra i quali un miglioramento della qualità della vita. Donne con carcinoma ovarico o endometriale che hanno seguito una dieta chetogenica per 12 settimana non hanno avuto un peggioramento della qualità della vita, anzi sono stati dimostrati miglioramenti sulla funzione fisica, un aumento dell’energia e una diminuzione del craving alimentare. Inoltre le donne con tumore ovarico o endometriale che seguivano una dieta chetogenica per 12 settimane, hanno visto una diminuzione del grasso viscerale e dei valori di insulina e di IGF-1 a digiuno, sempre a confronto con una dieta ACS. Questi risultati potrebbero essere traslati ad altri tumori associati all’obesità, come carcinomi mammari, colon-rettali o post-menopausali. Tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche per determinare quali tipi di cancro e quali regimi di trattamento possono essere più appropriati, ed esaminare l’impatto sul vissuto dei malati di tumore di una dieta chetogenica a lungo termine.

FONTE

Favorable Effects of a Ketogenic Diet on Physical Function, Perceived Energy, and Food Cravings in Women with Ovarian or Endometrial Cancer: A Randomized, Controlled Trial.  2018 Aug 30;10(9)

A Ketogenic Diet Reduces Central Obesity and Serum Insulin in Women with Ovarian or Endometrial Cancer.  2018 Aug 1;148(8):1253-126