Da tempo è stato visto come una restrizione calorica sia associata ad un aumento della longevità in modelli animali, e ad un basso rischio di sviluppare malattie legate all’invecchiamento come tumori spontanei, patologie metaboliche (obesità, malattie cardiovascolari), demenze senili ma anche come terapia adiuvante nelle patologie autoimmuni.
La restrizione calorica (che consiste nella riduzione cronica del 20%-40% del proprio fabbisogno calorico giornaliero) richiede lunghi periodi di applicazione per mostrare efficacia, e può causare effetti avversi come un indebolimento del sistema immunitario, ritardo nella guarigione delle ferite e stress cronico. Diversamente, brevi cicli di digiuno intermittente possono portare a profondi cambiamenti nell’espressione genica e nel metabolismo cellulare, rendendo le cellule normali più resistenti allo stress ossidativo, inducendo autofagia (fenomeno fisiologico che si verifica nel digiuno prolungato e che consiste nel consumo dei materiali di riserva da parte dell’organismo) e lipolisi.
Nell’uomo periodi di digiuno si possono raggiungere evitando totalmente l’assunzione di alimenti oppure limitandone la quantità e/o la composizione per alcuni macronutrienti, a partire da 12 h consecutive fino a 3 settimane. Si parla di digiuno intermittente quando si alternano 1 o 2 giorni di digiuno a settimana ad altri giorni di alimentazione normale, mentre si parla di digiuno periodico quando giornate di digiuno di 3 o più giorni, si ripetono periodicamente ogni 2 o più settimane.
COSA DICE LA SCIENZA DEL DIGIUNO IN ONCOLOGIA
Il digiuno sembrerebbe avere un importante ruolo sia nella prevenzione che nel trattamento dei tumori. Forme di assunzione calorica ridotta come la restrizione calorica o il digiuno dimostrano diversi effetti benefici, in grado di aiutare a prevenire malignità e aumentare l’efficacia delle terapie per il cancro. Mentre la restrizione calorica offre sia effetti benefici che potenzialmente dannosi, il digiuno periodico, la dieta mima digiuno e la restrizione dietetica senza una riduzione delle calorie, stanno emergendo come interventi utili a prevenire e supportare le terapie oncologiche (7).
In studi nei topi il digiuno intermittente causa una minore incidenza di linfomi, mentre il digiuno di 1 giorno a settimana, ritarda l’insorgenza di tumori spontanei in topi p53-deficienti. Per quanto riguarda il trattamento, sempre nei topi il digiuno ha mostrato effetti positivi dal momento che l’associazione del digiuno periodico e chemioterapie, aumenterebbe la sensibilizzazione delle cellule tumorali ai farmaci, mentre si avrebbe protezione dagli effetti collaterali nelle cellule sane, sulla base di un effetto noto come “differential stress sensitization” o sensibilizzazione differenziale allo stress: molte mutazioni accumulate soprattutto nelle cellule tumorali, promuovono da una parte la crescita neoplastica ma dall’altra le rendono meno capaci di adattarsi a stress particolari, diversamente dalle cellule sane, dotate invece di “differential stress resistance” o resistenza differenziale allo stress. Molti oncogeni regolerebbero in senso negativo tale resistenza. In modelli murini di tumori metastatici, la combinazione di chemioterapia e digiuno è risultato in un 20%-60% tasso di sopravvivenza in assenza di tumore a confronto con la sola chemioterapia e il solo digiuno, da soli insufficienti, a dimostrazione dell’effetto potenziante del digiuno sul trattamento chemioterapico.
Lo studio clinico di Dorff e colleghi ha voluto investigare se attraverso il digiuno si attenuassero gli effetti collaterali della chemioterapia con platino, sulla base di altri dati scientifici che hanno mostrato un effetto differenziale su cellule sane e cellule tumorali. Essi hanno mostrato come il digiuno di 72 h (2 giorni prima della chemioterapia e 1 giorno dopo) sia sicuro e fattibile in una popolazione oncologica di uomini e donne dai 31 ai 75 anni, escludendo pazienti che avevano perso più del 10% del loro peso, o avevano in BMI inferiore a 20 o diabete mellito. Non sono stati visti effetti collaterali di grado 3 attribuibili al digiuno, nè malnutrizione. Gli effetti collaterali più comuni sono stati fatigue, mal di testa e vertigini. I valori di IGF1 sono dimuiti del 30% in 24h, del 33% in 48h e del 8% in 72 h di digiuno dopo il primo ciclo di digiuno. (2)
MA IL DIGIUNO NON SEMPRE VA BENE PER TUTTI I MALATI ONCOLOGICI
Particolare attenzione va posta alla ripresa dell’alimentazione classica dopo trattamento chemioterapico e digiuno: durante il digiuno la diminuzione dei fattori di crescita porta ad atrofia o alla morte di cellule di tutti gli organi, comprese quelle di fegato e reni, pertanto la ripresa dell’alimentazione o “refeeding” dovrebbe rispettare il tempo di metabolizzazione del farmaco chemioterapico da parte dell’organismo, per minimizzare l’effetto tossico da refeeding che potrebbe comportare la formazione di alterazioni in cellule sane di tali organi (1;3). Il digiuno non può essere attuato senza una precedente valutazione medica da parte dell’oncologo che ne indichi l’eventuale attuazione, la modalità di esecuzione e di ripresa dell’alimentazione, in collaborazione con il nutrizionista. Ad esempio in persone che hanno perso molto peso negli ultimi mesi o che si trovano in condizione di cachessia, di fragilità va assolutamente evitato, così come in persone diabetiche, che prendono farmaci ipoglicemizzanti o ipertensivi, le quali dovrebbero sempre chiedere il parere del medico curante, evitando il fai da te.
LA DIETA MIMA DIGIUNO
La Dieta Mima Digiuno (DMD) ideata dal biochimico dott. Valter Longo, è una tipologia di digiuno periodico che prevede una forte limitazione in proteine e zuccheri e ricchezza di alcune tipologie di grassi come quelli derivanti dalla frutta secca a guscio e dall’olio extravergine di oliva. Secondo il modello del dott. Longo, andrebbe eseguita per 5 giorni conseguitivi al mese, intervallata secondo alcuni criteri stabiliti. Il primo giorno vede un apporto calorico di 1100 kcal (di cui 500 kcal da carboidrati complessi, 500 kcal da grassi vegetali e proteine di origine vegetale come la frutta a guscio), per scendere nei giorni 4 successivi a 800 kcal (400 kcal da carboidrati complessi, 400 kcal da grassi vegetali). Il tutto accompagnato da acqua a volontà, integratore di omega 3/6 e multivitaminico. (4) La DMD inducendo l’organismo a credere che sta effettuando un digiuno, consente di ottenere 4 cambiamenti importanti a livello cellulare-metabolico che riducono lo stato di infiammazione attraverso:
- Diminuzione del IGF1 o fattore di crescita
- Diminuzione della glicemia
- Aumento dei corpi chetonici
- Aumento della proteina legante il fattore di crescita 1 o IGFBP-1
Per mezzo di questo schema alimentare (commercialmente disponibile come kit della L-Nutra), l’organismo si vede costretto a far passare la maggior parte delle cellule in uno stato di “stand- by” e ad eliminare componenti cellulari non necessari o alterati. Alla fine del ciclo della DMD, il dott. Longo consiglia di seguire un modello alimentare definito Dieta della Longevità, consistente in un modello dietetico a base vegetale (cereali, legumi, frutta, verdura), con consumo di pesce e riduzione dei grassi saturi animali e di zuccheri, preferendo il consumo di grassi vegetali (olio extravergine di oliva, olive, frutta secca e semi).
La DMD attualmente resta un modello dietetico in via sperimentale; numerosi sono gli studi clinici che ne stanno valutando l’efficacia nel trattamento preventivo di malattie cardiovascolari, del diabetedi tipo II, di malattie neuredegenerative (Alzheimer, Parkinson), metaboliche (obesità, sovrappeso), immunologiche a anche oncologiche. (4)
Lo scorso Maggio ho avuto il piacere di frequentare il suo corso di “Nutrizione e Longevità” presso l’Università di Genova, e di restare affascinata dai dati scientifici riportati, con la consapevolezza che dobbiamo aspettare ancora affinché se ne abbiano di più solidi e di comprovata efficacia.
COSA SAPPIAMO FINORA SULL’EFFETTO DELLA DIETA MIMA DIGIUNO NELLA PREVENZIONE E TERAPIA DEI TUMORI?
La DMD differisce da un digiuno standard perché prevede l’assunzione di alcune categorie di cibi per i 5 giorni in cui si attua. In questo modo, oltre che andare ad agire su un fattore psicologico del paziente, che di fatto non si trova soltanto a bere acqua ed infusi, potrebbe essere impiegata per massimizzare gli effetti della terapia oncologica, ovviando alle problematiche di un digiuno classico a base di sola acqua, a cui può andare incontro un paziente oncologico, oltre che rassicurare le preoccupazioni di familiari e clinici circa una possibile perdita di forze ed indebolimento.
In studi sui topi, il digiuno periodico è in grado di promuovere la rigenerazione a partire dalle cellule staminali del sistema immunitario, causando la distruzione di una grande porzione di cellule immunitarie ma anche l’attivazione delle staminali ematiche e della spina dorsale. Alla ripresa dell’alimentazione, tali staminali rigenerano il sistema immunitario e il nervoso, e mostrano un aspetto più giovane e funzionale, a dimostrazione che le vecchie staminali danneggiate e disfunzionali sono state rimpiazzate. (4)
La DMD può innescare effetti simili a quelli dell’immunoterpia, perché da un lato rende più sensibili le cellule tumorali all’attacco del sistema immunitario, dall’altro lato ringiovanisce il sistema immunitario stesso, rendendolo più efficace. La combinazione di DMD e chemioterapia aumenta le cellule progenitrici linfoidi del midollo osseo e i linfociti CD8+ infiltranti il tumore, ritardando la progressione di tumori di mammella e melanoma e dimostrando un aumento della citotossicità mediata dai CD8+.(5) Pazienti che avevano tipologie diverse di tumore e a diversi stadi, praticarono il digiuno prima e dopo la chemioterapia, e nessuno di loro sottoposto a 4 cicli di chemioterapia in associazione al digiuno, ebbero effetti collaterali significativi, dichiarando di sentirsi meno deboli, meno affaticati e con minori effetti gastrointestinale. (6)
Ricerche su animali condotte negli ultimi anni hanno mostrato l’efficacia del digiuno e della DMD nella protezione degli effetti collaterali dei chemioterapici, nell’incremento degli effetti delle terapie standard del cancro al seno, al colon retto, alla prostata, al pancreas, nel neuroblastoma, glioma, al polmone, melanoma… Tre sperimentazioni complete e uno studio descrittivo su un totale di 75 pazienti hanno indicato efficacia del digiuno e della DMD nella protezione dei pazienti dagli effetti collaterali della chemioterapia. (4)
Nel suo libro “La Dieta della Longevità”, nel capitolo dedicato ai tumori, il dott. Longo conclude dicendo che in attesa che questo protocollo dietetico in fase di studio venga reso disponibile e accessibile, se l’oncologo è d’accordo e le condizioni cliniche del paziente lo consentono, “il paziente può intraprendere una DMD per 3 giorni prima e 1 giorno dopo i trattamenti”. Tale indicazione può cambiare a seconda del tipo di chemioterapia somministrata e dagli intervalli dei cicli. “I pazienti non dovrebbero riprendere a mangiare normalmente finché il chemioterapico non è al di sotto dei livelli di tossicità nel sangue (24-48 h). Per i trattamenti che durano 3 giorni, i pazienti possono adottare il digiuno 1 giorno prima, 3 giorni durante e 1 giorno dopo la chemioterapia, per un totale di 5 giorni”. (4)
FONTI
1. Mattson MP et al: Impact of intermittent fasting on health and disease processes. Elsevier 2016
2. Dorff T.B et al: Safety and feasibility of fasting in combination with platinum-based chemotherapy. BMC Cancer. 2016; 16: 360.
3. Longo V, Mattson MP: Fasting: molecular mechanism and clinical applications. Cell Metabolism 2014
4. La dieta della Longevità; Longo Valter Ed. Vallardi
5. Di Biase S et al: Fasting-Mimicking Diet Reduces HO-1 to Promote T Cell-Mediated Tumor Cytotoxicity. Cancer Cell. 2016 Jul 11;30(1):136-46
6. Raffaghello L et al: Fasting and differential chemotherapy protection in patients. Cell Cycle. 2010 Nov 15; 9(22): 4474–447
7. Fasting and Caloric Restriction in Cancer Prevention and Treatment. Recent Results Cancer Res.2016;207:241-66.