Molte sono le persone che soffrono di stitichezza o stipsi, definita come una diminuzione della frequenza delle evacuazioni nella settimana ma anche come una difficoltà all’evacuazione o entrambe, così come è stato stabilito dal documento di Consenso Roma III. È un disturbo che a livello non patologico, può coinvolgere tutte le età e alcune fasce particolari come donne in gravidanza ed anziani. Spesso la stitichezza è trascurata, sottovalutata o non comunicata al proprio medico per un fatto di pudore delle persone che ne soffrono, oppure può accadere che in concomitanza di altri disturbi più gravi, il medico tralasci il suo trattamento, focalizzandosi su altre priorità cliniche. Ma la corretta funzionalità intestinale è importante al fine di mantenere un buono stato di salute e qualità della vita, e non si può sottovalutare a lungo tempo, perché può avere ripercussioni importanti sulla salute.
In questo primo articolo proverò a descrivere le possibili CAUSE DELLA STIPSI, tralasciando quella che dipende da specifiche patologie di competenza prettamente chirurgico-mediche. L’argomento è abbastanza complesso perché spesso non c’è una causa unica, ma più di una ed a volte fanno tutte capo ad uno stile di vita scorretto, che nel tempo si è modificato verso situazioni che favoriscono l’instaurarsi della stitichezza. Se non si correggeranno questi errori di stile di vita, nessun lassativo o erba magica ci potrà permettere la risoluzione definitiva del problema, anzi c’è il rischio che si inneschi un circolo vizioso difficile da interrompere.

Innanzitutto dobbiamo comprendere il funzionamento del sistema gastrointestinale a livello fisiologico per poter individuare le eventuali cause ed intervenire in modo specifico. Tutto ciò che ingeriamo come cibo entra dalla nostra bocca per essere masticato e predigerito nella componente amidacea, poi arriva allo stomaco per la fase di digestione delle proteine, ed infine entra nell’intestino. Nel primo tratto del duodeno si ha la fase finale della digestione di carboidrati e di proteine, per opera dei succhi pancreatici, e dei grassi per opera della bile epatica,  quindi il viaggio del nostro cibo digerito procederà verso le diverse porzioni intestinali: nell’intestino tenue si ha l’assorbimento delle sostanze digerite per opera dei villi intestinali, che giungeranno al fegato per la loro elaborazione, per passare dunque all’intestino crasso suddiviso a sua volta in cieco, colon ascendente, trasverso, discendente, sigma e retto, tutte porzioni deputate ad addensare via via i residui ancora liquidi attraverso il richiamo di acqua dalle pareti del colon.
In tal modo i residui di ciò che non è stato digerito e in genere delle sostanze da eliminare, formeranno l’ammasso fecale, che attraverso contrazioni muscolari involontarie del colon (dette peristalsi) avanzerà verso il retto per fuoriuscire al momento dell’evacuazione in conseguenza dell’unico movimento muscolare volontario. Tutti gli altri movimenti a livello intestinali dipendono da fattori meccanici, ormonali ed emotivi e non sono sotto il controllo volontario, quindi sono detti riflessi. In particolar modo ci sono 2 stimoli riflessi fondamentali che promuovono la defecazione: il riflesso gastrocolico, che si attiva quando lo stomaco si distende in conseguenza dell’aumentato suo volume dopo ingestione di cibo, e il riflesso ortocolico, che è consequente alla postura eretta e al movimento come una camminata. In entrambi i riflessi il colon si contrae per far avanzare le feci. Altro importante stimolo alla defecazione si ha quando le pareti del colon si distendono per azione del volume della massa fecale, che a sua volta è influenzato dalla quantità di fibre ed acqua. Pertanto quando vengono meno questi riflessi (ad esempio in assenza di pasto, o con pasti liquidi, o mantenimento per  troppo tempo di posture sedute o sdraiate e non in piedi o camminate, oppure masse fecali poco voluminose per scarsità di fibre) si hanno minori peristalsi intestinali e quindi un minore avanzamento delle feci. Più aumenta la loro permanenza nell’intestino e più queste saranno disidratate per richiamo di acqua a contatto con le pareti del colon, diminuiranno il loro volume e renderanno più difficoltosa la successiva evacuazione.

Altre cause principali della stipsi possono essere ricollegate alla composizione della nostra alimentazione moderna, caratterizzata da alcuni aspetti comuni.
  • TROPPE PROTEINE ANIMALI: un consumo eccessivo di proteine da carni, uova, insaccati e carni lavorate, formaggi stagionati possono oltre che apportare un maggior apporto di sale e quindi richiedere un richiamo maggiore di acqua dal colon con conseguente disidratazione della massa fecale, possono indurre la produzione di sostanze come ammoniaca, indolo, fenolo e scatolo per azione della flora batterica putrefattiva, con una minore stimolazione sul colon rispetto a quella che invece si ottiene dalla fermentazione batterica di fibre vegetali che producono acidi grassi a catena corta volatili.
  • TANTE FIBRE E POCA ACQUA: i prodotti vegetali come legumi, frutta, verdure, cereali integrali ma anche frutta secca e semi, contengono fibre, sia insolubili (cellulosa, emicellulosa e lignina) che solubili (pectina ed inulina); le prime sono in grado di trattenere l’acqua e le seconde di formare un gel morbido, con il risultato finale in entrambi i casi di avere masse fecali consistenti e morbide. Condizione indispensabile per le fibre non idrosolubili di poter essere espulse, è l’assunzione di quantità quotidiana sufficienti di acqua, sia con le bevande che con gli alimenti, altrimenti non saranno opportunamente idratate per essere espulse. Non è poco frequente che all’inizio di una dieta, se la quantità di verdure assunte aumenta, la persona accusi stitichezza perché non ha aumentato in parallelo l’ingestione di acqua. Specialmente le verdure crude contengono notevoli quantità di fibre non idrosolubili.
  • POCHE FIBRE: la scarsità nel loro consumo ovviamente va a ripercuotersi sia sui processi fermentativi della flora batterica, che ha bisogno di fibre prebiotiche per crescere e funzionare bene, sia sul volume della massa fecale che risulterà ridotta.
  • CARENZA DI VITAMINE E SALI MINERALI: cereali e farine raffinate rispetto alla loro versione integrale, sono state private di importanti sali minerali e vitamine contenuti nella crusca, e in particolare la vitamina B1 e B6, il potassio, il magnesio e il calcio si riflettono sulla capacità di espulsione delle feci e li ritroviamo in frutta fresca, essiccata, germe di grano, lievito di birra, verdura, prodotti integrali.
  • CARENZA DI ACQUA: se non se ne introduce abbastanza, come nel caso degli anziani che tendono a percepire meno lo stimolo della sete, o se ne disperde troppa senza reintegro (come in estate, dopo un’attività fisica o lo stare in ambienti che facilitano la dispersione di liquidi corporei), le feci non avranno la consistenza e volume adeguati. L’aumentata ingestione di sodio con gli alimenti quali pane, pizze, insaccati, formaggi, prodotti in scatola, salamoie, favorisce inoltre il richiamo di acqua dalle feci.
  • SOVRACCARICO EPATICO ED INTOSSICAZIONI: alcune sostanze contenute negli alimenti come glutine, proteine del latte o altre, possono causare intolleranze, e l’organismo cercherà di diluirle il più possibile durante i processi di metabolizzazione epatica, per evitare l’intossicazione, e pertanto richiamerà acqua dal colon, con consequente disidratazione delle feci. In quest’ottica la stitichezza può essere un campanello d’allarme di un affaticamento epatico, dal momento che il fegato ha il ruolo di processare proteine, farmaci, sostante tossiche, additivi alimentari oltre a svolgere numerose altre funzioni. In caso di sovraccarico, si possono avere difficoltà digestive e anche stitichezza, con conseguente aumento del tempo in cui le feci entrano in contatto con le pareti del colon e quindi con possibile riassorbimento di altre sostanze tossiche che peggiorano la situazione. Avere evacuazioni veloci e non lente permette appunto la riduzione di questi tempi di contatto e ricordiamo che le feci contengono sostanze tossiche, mutagene e cancerose, che dovrebbero stare a contatto con la mucosa il minor tempo possibile, per evitare il rischio di autointossicazione, infiammazione delle pareti del colon o anche insorgenza di tumori. Le fibre solubili inoltre hanno una funzione emolliente sulla mucosa di stomaco e colon.
  • FATTORI PSICHICI: l’intestino è ritenuto il nostro “secondo cervello”, tanto da richiamare il primo a livello morfologico, ed essere innervato da una fitta rete di neuroni che costituiscono il Sistema Nervoso Enterico. Tale sistema nervoso governa tutte le attività gastrointestinali ed è in stretta comunicazione con il cervello, andando a costituire l’asse intestino-cervello dalle numerose e complesse funzioni, Quindi non c’è da stupirsi se stress, emozioni, condizioni psichiche particolari (come il trattenere emozioni) possano tradursi in stitichezza. Anche il vivere sempre di fretta e non assecondare lo stimolo alla defecazione, può comportare alla lunga l’instaurarsi di una stipsi ostinata per perdita di sensibilità a tale stimolo.
  • FARMACI: molte categorie farmacologiche anche abbastanza comuni, possono avere tra gli effetti collaterali, l’insorgenza di stipsi: antidepressivi triciclici, antagonisti dei recettori per la serotonina, fenotiazinici, antiacidi a base di calcio ed alluminio, calcio, ferro, betabloccanti, contraccettici orali, diuretici, antistaminici, antiepilettici, FANS, oppiodi, antidiarroici…
Nella seconda parte vedremo quali rimedi naturali possono aiutare le persone che soffrono di stitichezza e quali sono i cibi da preferire per prevenirla e/o gestirla.