L’alimentazione è uno dei fattori ambientali, insieme agli aspetti demografici, socioeconomici, comportamentali e motivazionali, che influenzano la crescita e lo sviluppo sia fisico che cognitivo dei bambini, sulla base di influenze genetiche. L’interazione tra micronutrienti e macronutrienti, sembra influenzare lo sviluppo del cervello in termini di macrostruttura (sviluppo di aree cerebrali come l’ippocampo), microstruttura (mielinizzazione dei neuroni), livello e funzionamento dei neurotrasmettitori (livelli di dopamina o numero di recettori), con un evidente impatto sullo sviluppo cognitivo. Una dieta sana, caratterizzata da una varietà di cibi nutrienti e un apporto equilibrato di energia e macro e micronutrienti, risulta essenziale per promuovere e mantenere la salute dei bambini, soprattutto durante la prima infanzia.

L’obesità, definita come un eccesso di grasso corporeo, oggigiorno rappresenta un problema di salute pubblica, con una prevalenza elevata e in crescita soprattutto in età pediatrica, da due a tre volte maggiore negli ultimi decenni negli Stati Uniti e in altri paesi, e che non può essere affatto sottostimata a causa delle numerose complicazioni mediche e psicosociali legate all’obesità infantile e all’influenza sui costi sanitari attuali e futuri. Numerosi studi evidenziano la forte associazione dell’obesità pediatrica con la persistenza dell’obesità in età adulta, con un aumento del rischio cardiometabolico e di diabete negli adolescenti e negli adulti, nonché una ridotta aspettativa di vita. L’obesità infantile e adolescenziale sono causate da uno squilibrio energetico cronico che coinvolge sia l’assunzione alimentare sia l’attività fisica. Un elevato consumo di alimenti ad alta densità energetica, il salto dei pasti e un elevato apporto di grassi saturi, zucchero e sale, associati ad alti livelli di vita sedentaria, sembrano essere le principali cause dell’obesità. I primi anni di vita sono fondamentali per attuare interventi preventivi attraverso il miglioramento della nutrizione e lo svolgimento di una regolare attività fisica, con l’obiettivo di favorire la crescita, lo sviluppo cognitivo e comportamentale e prevenire l’insorgenza dell’obesità e delle sue complicanze.

In un recente studio scientifico è stato condotto un sondaggio sul modello dietetico dei bambini italiani nella prima infanzia, analizzando l’assunzione di energia, di macronutrienti, di fibre, minerali e vitamine in 443 bambini italiani (dai 6 mesi agli 11 anni). L’indagine è avvenuta attraverso la compilazione di un diario alimentare di tre giorni da parte dai rispettivi genitori, con una successiva analisi da parte dei pediatri di famiglia. I risultati ottenuti sono stati confrontati con i valori dietetici di riferimento italiani. L’assunzione media di proteine, in termini di g/kg di peso corporeo, ha superato il fabbisogno medio in tutte le fasce di età; nel periodo di 12–36 mesi l’assunzione in termini di % di energia è risultata al di fuori dell’intervallo di riferimento (> 15%). La maggior parte dei bambini (82%) ha consumato una quantità di carboidrati semplici (costituiti sia da zuccheri naturali che da zuccheri liberi o aggiunti) e grassi saturi (il 69% dei bambini nello studio) al di sopra dei limiti dei valori dietetici italiani di riferimento, con un basso apporto di fibre e di grassi polinsaturi. L’assunzione media di minerali è risultata diversa a seconda dell’età, mentre l’assunzione di vitamina D è risultata molto bassa in tutte le fasce d’età. In diversi studi europei è stato osservato un eccesso di proteine ​​durante i primi due anni di vita e l’assunzione di proteine ​​è risultato pari o superiore ai valori di riferimento dietetici italiani. Lo studio europeo Childhood Obesity Project (CHOP) ha riportato un apporto proteico totale >15% in oltre il 50% dei bambini europei dai 12 ai 24 mesi, mentre l’Italia è risultata essere uno dei paesi europei con il più alto apporto proteico insieme alla Spagna. Tale eccesso proteico nei paesi europei, registrato a partire dai nove mesi di età, sembrerebbe derivare da una sostituzione di una percentuale troppo elevata di proteine ​​del latte con altre fonti proteiche, in particolare quelle della carne, in misura maggiore di quanto sarebbe raccomandato. Rispetto ad altri paesi, durante i primi due anni di vita in Italia è stato segnalato un consumo maggiore di carne e un consumo inferiore di prodotti lattiero-caseari, di frutta e verdura. L’eccessivo uso del latte vaccino intero anziché quello di formula o quello derivato dall’allattamento al seno prima dei 12 mesi, insieme ad un basso consumo di legumi, possono spiegare nei bambini italiani l’eccesso delle proteine ​​animali e la bassa assunzione di proteine ​​da frutta e verdura.

Il consumo di proteine ​​superiore al 15% nei primi anni di vita si associa ad un aumentato rischio di obesità durante i successivi anni di crescita dei bambini. L’assunzione totale di proteine ​​non dovrebbe superare il 15% del fabbisogno energetico. L’aumento di peso precoce potrebbe essere probabilmente causato da una maggiore stimolazione del fattore di crescita 1 (IGF-1) legata direttamente all’assunzione di proteine, in particolare se sono proteine derivate ​​dal latte, a testimoniare che le abitudini alimentari possono influire sul peso corporeo e soprattutto sulla composizione corporea futura dei bambini. Ridurre l’assunzione di proteine ​​durante i primi due anni di vita, in particolare attraverso la promozione dell’allattamento al seno e l’uso di formule con un contenuto inferiore di proteine, potrebbe essere uno dei principali interventi preventivi per l’obesità. Le abitudini alimentari dei bambini italiani necessitano di essere migliorate, in particolare nella fascia di età da sei mesi a due anni, attraverso una riduzione del consumo di proteine ​​animali, come carne e latte di mucca. Nello studio IDEFICS (Identificazione e prevenzione degli effetti sulla salute indotti dalla dieta e dallo stile di vita nei bambini e nei neonati) si è valutata l’adesione a un modello dietetico di tipo mediterraneo ( ricco di cereali, verdure, frutta, noci, pesce e povero di carne e prodotti lattiero-caseari) nei giovani bambini europei e l’associazione con indicatori di sovrappeso o obesità. Ne è risultato che una dieta simile al modello mediterraneo non sia così comune nei bambini mediterranei, con livelli di aderenza paradossalmente elevati nei paesi del nord Europa rispetto ai paesi del Mediterraneo, indicando che una una dieta e uno stile di vita “occidentalizzati” stanno prendendo sempre più piede nel nostro territorio.

In conclusione questo studio, uno tra i pochi effettuato sui bambini italiani, ha rapportato i risultati ottenuti alle raccomandazioni nutrizionali standard, al fine di identificare i principali errori alimentari. In base ai risultati ottenuti, si evidenzia la necessità di un adeguato programma educativo nutrizionale e di politiche sanitarie a partire già dai primi anni di vita, per migliorare l’assunzione di nutrienti durante l’infanzia, con possibili effetti a lungo termine sulla salute.

FONTE:

Childhood Dietary Intake in Italy: The Epidemiological “MY FOOD DIARY” Survey. . 2019 May; 11(5): 1129